1800-1850
Sull'esempio inglese anche alcune regioni europee, quelle nord-occidentali, vivono la rivoluzione Industriale . Incremento dell'agricoltura e dei commerci, tecnologia ed espansione demografica alla base del processo. Fioriscono l' industria estrattiva del carbone, la siderurgia , la chimica . Si diffonde un nuovo sistema economico: il capitalismo basato sulla proprietà privata dei mezzi di produzione e dei capitali. Sviluppo del sistema bancario. Le Borse . Il supporto all'industrializzazione è fornito dalle ferrovie . Profondo mutamento sociale: nascono la borghesia capitalista , detentrice dei mezzi di produzione e il proletariato , la cui unica ricchezza è la forza-lavoro. Gli operai lavorano in condizioni tristissime nelle fabbriche. I lavoratori inglesi si riuniscono nelle Trade Unions , legalizzate nel 1824. In Francia nascono le Società di mutuo soccorso . La loro lotta in difesa degli operai è molto difficile. Solo una piccola parte della borghesia è favorevole alle loro richieste. Nel 1831 la prima legge a tutela dei bambini in Inghilterra. In Francia ne viene emanata una solo nel 1841.
La ripresa dell'agricoltura
La ripresa dell'agricoltura. La rivoluzione industriale avvenne in corrispondenza di una forte ripresa dell'agricoltura (particolarmente nei paesi più avanzati del continente). Seguendo l'esempio inglese nelle aziende agricole vennero introdotte nuove tecniche (sia di coltivazione sia di allevamento) e moderne tecnologie (macchine agricole quali: seminatrici, trebbiatrici meccaniche ecc.), tali da incrementare notevolmente i raccolti. Risultato di questi passaggi fu un deciso aumento della redditività, con conseguente accumulo di capitali che, per opera delle banche, furono messi a disposizione dell'industria. Ma questo “circolo virtuoso” si innescò solo nei paesi più progrediti ed ebbe come protagonisti esclusivamente i grandi proprietari terrieri. I piccoli proprietari e il mondo agricolo delle regioni prevalentemente rurali (Spagna, Italia centrale e meridionale, Polonia, Russia) restarono ancorati al passato mantenendo i metodi produttivi arretrati.
Invenzioni, industrie e finanza
Invenzioni, industrie e finanza. La rivoluzione industriale poggiò sulle solide basi delle scoperte scientifiche e tecnologiche effettuate nel corso del XVIII e XIX sec. Già nel 1769, James Watt perfezionò la macchina a vapore; la sua applicazione nel settore tessile, nella metallurgia e nei trasporti contribuì al progresso in maniera determinante. Tra il 1830 e il 1847 il numero delle macchine a vapore crebbe costantemente nell'Europa industrializzata: in Gran Bretagna esse passarono da 15 a 30 mila, in Francia da 3 a 5 mila. La loro diffusione causò un'intensificazione dello sfruttamento delle miniere di carbone. I paesi come l'Inghilterra, la Francia, la Germania e il Belgio, che ne erano ricchi, furono avvantaggiati. Durante la rivoluzione industriale iniziò a svilupparsi la siderurgia. Vi erano altiforni per l'acciaio e la ghisa in Inghilterra, a Birmingham e Glasgow; in Germania cominciò la sua attività la famiglia tedesca dei Krupp sfruttando il bacino della Ruhr. Ben presto gli altiforni a legna furono sostituiti con quelli a coke. Si sviluppò quindi l'industria chimica, soprattutto per produrre concimi e colori artificiali, nonché lo zucchero; nel 1843 si mise a punto il processo di vulcanizzazione del caucciù. Fondamentale il supporto fornito alle industrie da nuove ed efficaci reti di trasporto. Mettendo a frutto l'invenzione del treno, nella quale ebbero una parte decisiva gli inglesi George e Robert Stephenson, all'inizio del secolo vennero costruite le prime ferrovie, che nel 1850 si estendevano già per 38 mila chilometri: di questi 14 mila erano negli USA e 11 mila in Gran Bretagna. Iniziò a diffondersi la navigazione a vapore (nel 1807 l'americano Robert Fulton costruì il vaporetto Clermont). Per comunicare a distanza lo statunitense Samuel Morse nel 1844 perfezionò il telegrafo. Il nuovo sistema capitalistico mise le imprese di fronte alla realtà della concorrenza: occorreva produrre manufatti di qualità al prezzo minore possibile per assicurarsi la supremazia sul mercato (legge della concorrenza). L'allargamento della produzione industriale richiedeva una solida organizzazione finanziaria. Le banche seppero subito adeguarsi: esse ormai dovevano garantire alle imprese la possibilità di ottenere capitali in prestito. Accanto alle banche pubbliche, si svilupparono quelle private con alla testa vere e proprie dinastie (vi erano i Rotschild, i Parish, i Baring ecc.). Le stesse imprese, crescendo, furono costrette a darsi un assetto più solido: nacquero così le Società per Azioni, in cui più capitalisti si legavano a esse con il proprio danaro. Per provvedere alla compravendita delle azioni, al cambio di valuta e al collocamento dei prestiti pubblici furono fondate le Borse (Londra e Parigi le più importanti).
Le condizioni di lavoro
Le condizioni di lavoro. Nei paesi industrializzati i lavoratori che trovarono impiego nelle fabbriche delle città si trasferirono spesso nelle periferie urbane con le famiglie. Costretti a vivere in abitazioni malsane, e a lavorare sopportando ritmi massacranti (13-15 ore quotidiane), presto maturarono l'esigenza di vedere salvaguardati i propri interessi. Gli operai salariati iniziarono così a riunirsi in associazioni di mestiere. In Inghilterra, furono istituite le Trade Unions (Unioni di mestiere), nate nella seconda metà del XVIII sec. e riconosciute dal governo nel 1824. Nel 1834 fu istituita la Grand National Consolidated Trade Union che le comprendeva tutte. Non ottenendo successi nella legislazione del lavoro, esse si orientarono all'attività politica. Nel 1838 redassero la Carta del popolo per la democratizzazione del sistema politico inglese. In Francia tra gli artigiani e alcuni gruppi di operai si diffusero le Società di mutuo soccorso. Esse compresero che era in atto una separazione tra gli interessi borghesi e quelli del popolo. Di fronte a questi movimenti la borghesia ebbe atteggiamenti differenti. I più respingevano ogni richiesta dei lavoratori, una piccola minoranza era favorevole a un moderato interessamento. I governi, dal canto loro, affrontarono i problemi legati al mondo del lavoro proletario per evitare pericolose tensioni. In Inghilterra furono emanate leggi che limitavano a 10 ore l'orario di lavorro per donne e bambini sotto i 10 anni nel 1831. In Francia venne limitato l'impiego dei bambini solo nel 1841, ma la legge in proposito riguardava esclusivamente le fabbriche con più di 20 dipendenti.
I problemi dello sviluppo capitalistico
I problemi dello sviluppo capitalistico. L'affermarsi del capitalismo, cui sono legati lo sviluppo dell'industrializzazione, l'incremento dei commerci, i problemi di convivenza tra borghesia e proletariato, suscitò l'interesse di molti teorici. Nacque in questo periodo la dottrina del liberismo economico per cui la libertà economica (il libero commercio) non ostacolata in alcun modo dall'autorità pubblica avrebbe portato alla realizzazione di un ordine naturale della società. Capostipite di questa corrente di pensiero fu Adam Smith (1723-1790). Ripresero in seguito le sue teorie David Ricardo (1772-1823), Thomas Robert Malthus (1766-1834) e John Stuart Mill (1806-1873). I principi del liberismo furono applicati dai governi nazionali per gran parte del XIX sec. Negli stessi anni iniziava a diffondersi il pensiero socialista.
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