mardi 15 septembre 2015

Da Venezia col Vapore (1850-1866)




Chi non conosce i “vaporetti“, che a Venezia rappresentano la modalità prevalente di trasporto pubblico? Il termine “vaporetti” (tuttora utilizzato nel linguaggio comune) ci rimanda ai tempi in cui dalla navigazione a vela (o a remi) si passò alla propulsione “a vapore”, rivoluzionaria in quanto affrancava la navigazione dai capricci del vento (o dalla fatica delle braccia, per chi andava a remi). Quando e dove avvenne questo cambiamento epocale, figlio della rivoluzione industriale? Il primo prototipo funzionante fu quello varato nel 1783 dal francese Claude de Jouffroy, che per esso coniò il termine “piroscafo“. Non ebbe fortuna, e la rivoluzione francese (oltre a far ruzzolare molte teste) fece anche naufragare i suoi progetti. La paternità della navigazione (intesa come servizio di linea) “a vapore” venne di conseguenza attribuita all’americano Robert Fulton, che poteva beneficiare del motore ideato dal compatriota James Watt. A partire dal 1807, i suoi battelli a vapore cominciarono dunque a solcare il fiume Hudson: navigazione interna, perché questi battelli erano considerati inadatti alla navigazione in mare aperto (nella prima traversata atlantica del 1838, uno dei due piroscafi che si cimentarono nell’impresa fu costretto a bruciare l’arredamento delle cabine per mantenere in funzione la caldaia).

Per la cronaca, il primo dei battelli di Robert Fulton venne dato alle fiamme dai barcaioli del fiume che temevano di restare senza lavoro, e rimostranze simili ebbero luogo a Venezia qualche decennio dopo, ma diversamente dai barcaioli del fiume Hudson, i gondolieri ebbero presto modo di rifarsi grazie al nascente fenomeno del “turismo”, e tuttora li possiamo ammirare all’opera. Sempre per la cronaca, va ricordato che fino alla fine del Settecento, le famiglie nobili a Venezia avevano alle loro dipendenze un gondoliere “de casada” (lavoratore dipendente a tutti gli effetti) mentre i cittadini comuni potevano contare su una fittissima rete di gondole “da parada” (per l’attraversamento del Canal Grande) le cui ultime vestigia sono rappresentate dal servizio di “traghetto” tuttora funzionante in sette dei 22 “stazi” originari. Purtroppo per noi, anche questi stazi sono attualmente a richio di estinzione:

http://rialtofil.com/2013/07/22/2557/

In parallelo allo sviluppo della navigazione a vapore si sviluppa la storia degli “annulli di navigazione“, utilizzati per la corrispondenza che di questi mezzi di trasporto si valeva per giungere a destinazione. Nei territori allora austriaci del Lombardo-Veneto, tale compito venne svolto principalmente dai battelli “a vapore” del Lloyd Austriaco, ed ecco spiegato il significato del bollo annullatore apposto sul francobollo della prima foto (un 30 centesimi della prima emissione): “da Venezia (a Trieste) con il battello a vapore”. Come si presentava, quel piroscafo che faceva la spola fra Venezia e Trieste? Per gentile concessione dell’agenzia Bozzo, eccolo qui, il piroscafo Trieste (la foto è del 1865: un anno prima della terza guerra di indipendenza che metterà fine al dominio austriaco su Venezia):

Il piroscafo Trieste venne varato  nel 1847, i primi francobolli del lombardo-veneto vennero introdotti nel 1850. La lettera della foto di copertina è del 1858, mentre l’annullo “da Venezia col Vapore” rimase in uso fino al 1866. Ne esistono due tipi (quello della foto è il più raro) e le sue quotazioni su lettera vanno dai 110 ai 2.500 euro. Il valore economico dipende dal tipo dell’annullo e dal francobollo annullato: le quotazioni più elevate corrispondono ai francobolli della terza emissione come questo della prossima foto (8 “punti”, per il Sassone annullamenti) e per quelli della quarta emissione (anno 1863) come quello della foto successiva (10 “punti” pari a 2.500 euro, per un francobollo su lettera, e a 600 euro se si tratta di un semplice frammento).

I piroscafi del Lloyd assicuravano il collegamento regolare (via mare) con Trieste. Per il servizio di linea adibito alla navigazione interna (Canal Grande compreso) occorre invece attendere il 1881, quando ormai Venezia fa parte del Regno d’Italia. I vaporetti erano quelli della “Compagnie des bateaux Omnibus” (società per azioni a maggioranza francese); nel 1898 verrà sostituita dalla “Società Veneta Lagunare” (azienda privata, anche questa) a cui subentrerà la “Azienda Comunale per la Navigazione Interna” costituita dal Comune dopo referendum consultivo della popolazione residente, tenutosi nel 1903. La gestione diretta (azienda comunale) del servizio di linea dei vaporetti durerà per tutto il secolo e viene a cessare soltanto nel 2001 (ma senza referendum, stavolta), quando l’azienda comunale (ex ACNIL, ora ACTV) si trasforma in società per azioni. Per saperne di più:

http://www.actv.it/azienda/lastoria

I battelli a vapore andranno “in pensione” dopo la Seconda guerra mondiale, con l’arrivo dei motori diesel che sono riusciti nel “capolavoro” di appestare l’aria anche nell’unica città italiana libera dalle automobili (la loro sostituzione con motori più recenti è per fortuna in corso d’opera), ma a Venezia tuttora si dice “prendo il vapore” (o “il vaporetto”) per riferirsi ai mezzi pubblici di trasporto acqueo.

Quand’è che venne introdotta in Italia, la navigazione a vapore, e dove? La risposta smentisce molti stereotipi perché (così come per la prima linea ferroviaria) il primato sembra spettare al Regno delle Due Sicilie. Secondo Claudio Ressmann (in Rivista Marittima, Febbraio 2007):

Spetta al re Ferdinando I di Borbone ed all’aristocrazia napoletana il merito di avere sostenuto le proposte di uno straniero, il capitano marittimo francese Pietro Andriel, fervente ammiratore di Roberto Fulton e del suo battello fluviale varato nel 1807. Non avendo trovato sostenitori in Francia, Andriel espose le proprie idee alla Corte napoletana che le accolse così favorevolmente da indurre Ferdinando I a concedergli il 17 gennaio 1817 il monopolio della navigazione a vapore sulle acque del Regno. È accordato a Pietro Andriel, nativo di Montpellier il privilegio di privata della durata di 15 anni per la navigazione accelerata a mezzo di trombe a fuoco, detta navigazione a vapore, nelle acque che bagnano il litorale nei fiumi del nostro Regno delle Due Sicilie, qualunque sia il sistema di costruzione delle dette trombe. Sorse così, finanziata da membri dell’aristocrazia e del mondo economico partenopeo, la «Compagnia privilegiata per l’introduzione della navigazione a vapore nel Regno delle Due Sicilie».

Altri sostengono che in realtà, il primato spetti al piroscafo Carolina utilizzato (nello stesso anno!) per il collegamento Venezia-Trieste: http://www.webalice.it/cherini/vapore/vaporiere.html ma siamo in epoca anteriore alla creazione del Lloyd Austriaco (che risale al 1833) e le fonti documentali mi sembrano incerte. Resta il fatto che i primi servizi di linea a vapore del Mediterraneo videro la luce in Italia, e poco importa se i primi furono borbonici o austriaci (l’Italia come entità statuale ancora non esisteva).

Nel giro di pochi anni, i piroscafi postali divennero una realtà familiare in tutti i porti mediterranei. Nella prossima foto, una lettera viaggiata nel 1859 da Genova a Messina “col vapore postale francese”, affrancata con i francobolli “sardi” dell’epoca (il Regno di Sardegna che allora comprendeva Piemonte, Liguria, Sardegna, Val d’Aosta, Savoia e Contea di Nizza) e tassata allo sbarco con 22 “grana” (la valuta in corso nel Regno delle due Sicilie, di cui rimane traccia tuttora nell’espressione “avere la grana”):

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