Parthenope
Partenope (dal greco Παρθενόπη, catalogato secondo la designazione asteroidale come 11 Parthenope) è un grande e brillante asteroide della Fascia principale. La sua composizione è una miscela di nichel e ferro allo stato metallico e silicati di magnesio e ferro.
Parthenope fu scoperto l'11 maggio 1850 da Annibale de Gasparis come un oggetto della nona magnitudine, il secondo dei nove asteroidi individuati nella sua vita. Fu battezzato così in onore di Partenope, una delle sirene nella mitologia greca, che secondo la leggenda fondò la città di Napoli. Quando de Gasperis individuò Igea nel 1849, John Herschel gli suggerì di adottare il nome Partenope per quell'asteroide, per omaggiare il luogo della scoperta - l'osservatorio di Capodimonte a Napoli. De Gasperis, allora, decise di impegnarsi allo stremo per individuare un secondo asteroide e realizzare l'impresa di «avere una "Parthenope" nei cieli»; annunciò la scoperta in una lettera a John Herschel nel maggio del 1850.
È stata osservata solo un'occultazione stellare di Parthenope, il 13 febbraio 1987.
Victoria
Vittoria (dal latino Victoria, catalogato secondo la designazione asteroidale come 12 Victoria) è un grande asteroide della Fascia principale. È probabilmente composto da rocce silicate, nichel e ferro.
Victoria fu scoperto il 13 settembre 1850 da John Russell Hind,[1] grazie al telescopio da 7 pollici dell'osservatorio privato di George Bishop (di cui era direttore) al Regents Park di Londra, Regno Unito.
Victoria è ufficialmente battezzato come la dea Romana della vittoria, ma il nome ricorda anche quello della regina Vittoria del Regno Unito. La dea Victoria (Nike per i greci, vedi 307 Nike) era figlia di Stige e del titano Pallante. La coincidenza del nome con quello della sovrana allora regnante causò all'epoca una piccola controversia. Benjamin Apthorp Gould, editore del prestigioso Astronomical Journal, adottò il nome Clio (usato ora per 84 Klio), proposto dallo stesso scopritore come alternativa[2]. Tuttavia, William Cranch Bond, dell'Harvard College Observatory, allora la più alta autorità astronomica in America, considerò che la condizione mitologica era sufficiente e pertanto il nome era accettabile. Quest'ultima opinione finirà per prevalere.
L'interferometria a macchie del 1980 e le osservazioni radar del 1995 hanno mostrato che la forma di Victoria è allungata, e che quindi potrebbe trattarsi di un asteroide binario.[3]
Tra il 1958 e il 1998, di Victoria sono state osservate tre occultazioni stellari.
Victoria fu scoperto il 13 settembre 1850 da John Russell Hind,[1] grazie al telescopio da 7 pollici dell'osservatorio privato di George Bishop (di cui era direttore) al Regents Park di Londra, Regno Unito.
Victoria è ufficialmente battezzato come la dea Romana della vittoria, ma il nome ricorda anche quello della regina Vittoria del Regno Unito. La dea Victoria (Nike per i greci, vedi 307 Nike) era figlia di Stige e del titano Pallante. La coincidenza del nome con quello della sovrana allora regnante causò all'epoca una piccola controversia. Benjamin Apthorp Gould, editore del prestigioso Astronomical Journal, adottò il nome Clio (usato ora per 84 Klio), proposto dallo stesso scopritore come alternativa[2]. Tuttavia, William Cranch Bond, dell'Harvard College Observatory, allora la più alta autorità astronomica in America, considerò che la condizione mitologica era sufficiente e pertanto il nome era accettabile. Quest'ultima opinione finirà per prevalere.
L'interferometria a macchie del 1980 e le osservazioni radar del 1995 hanno mostrato che la forma di Victoria è allungata, e che quindi potrebbe trattarsi di un asteroide binario.[3]
Tra il 1958 e il 1998, di Victoria sono state osservate tre occultazioni stellari.
Egeria
Egeria (dal latino Ēgeria, originariamente chiamato Egeria Ferdinandea,[1][2] catalogato secondo la designazione asteroidale come 13 Egeria) è un grande asteroide della fascia principale.
Egeria Ferdinandea[1] fu scoperto da Annibale De Gasparis il 2 novembre 1850 all'Osservatorio astronomico di Capodimonte, a Napoli.[2] Fu battezzato così da Urbain Le Verrier (colui che aveva scoperto Nettuno) su richiesta dello stesso de Gasparis.[3] Egeria era una dea (o una ninfa, a seconda delle fonti) protettrice delle nascite e delle sorgenti, venerata ad Aricia, l'antica Ariccia, comune nell'area dei Castelli Romani, divenuta moglie di Numa Pompilio, secondo re di Roma.
Di Egeria è stata osservata un'occultazione stellare l'8 gennaio 1992;[4] l'evento ha fornito informazioni sulla forma dell'asetroide, piuttosto circolare (le misurazioni del disco hanno fornito 217 × 196 km).
Egeria Ferdinandea[1] fu scoperto da Annibale De Gasparis il 2 novembre 1850 all'Osservatorio astronomico di Capodimonte, a Napoli.[2] Fu battezzato così da Urbain Le Verrier (colui che aveva scoperto Nettuno) su richiesta dello stesso de Gasparis.[3] Egeria era una dea (o una ninfa, a seconda delle fonti) protettrice delle nascite e delle sorgenti, venerata ad Aricia, l'antica Ariccia, comune nell'area dei Castelli Romani, divenuta moglie di Numa Pompilio, secondo re di Roma.
Di Egeria è stata osservata un'occultazione stellare l'8 gennaio 1992;[4] l'evento ha fornito informazioni sulla forma dell'asetroide, piuttosto circolare (le misurazioni del disco hanno fornito 217 × 196 km).
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