27 GENNAIO - Dopo aver stroncate le rivolte in Sicilia, e averle represse duramente, tanto da meritarsi il nome di "re bomba", Ferdinando II di Borbone dopo mesi di combattimenti ha fatto capitolare una alla volta le città ribelli. Ultima a cedere Palermo nello scorso maggio. Qualche mese di pace, poi a fine gennaio di quest'anno un altro tentativo insurrezionale guidato da un gruppo di mazziniani con a capo NICOLA GARZILLI. La rivolta fallisce per il pronto intervento delle truppe borboniche; cinque capi sono immediatamente fucilati, altri complici arrestati poi condannati a carcere duro.
25 FEBBRAIO - Falliscono le missioni di Balbo e Siccardi inviati a Gaeta da Vittorio Emanuele per riprendere le relazioni con lo Stato Pontificio. Il Papa non ha smesso di condannare lo Statuto che è stato lasciato -anche dopo l'armistizio con gli austriaci- in vigore, contrariamente a quello che hanno fatto tutti gli altri stati che lo hanno stracciato. Sollecitati dai gruppi anticlericali piemontesi che non hanno gradito le ingerenze del papa, ma anche per aver espresso poco lusinghiere opinioni sui cattolici piemontesi, si arriva alla definitiva rottura dei colloqui con il papa ma anche anche con la Curia torinese che invece di collaborare -essendo sul luogo e dovendo convivere- ha innestato una violenta polemica con l' arcivescovo Fransoni. In questo clima litigioso, Vittorio Emanuele che desidera la pace scrive accorato a Pio IX "sono tensioni che se alimentate da una cattiva volontà di cooperare invece di giungere al bene e alla pacifica convivenza cagioneranno mali ancora più grandi alla religione. I tempi sono cambiati e bisogna tenerne conto, anche gli oppositori al governo sono ormai i difensori e ritengono inviolabile lo Statuto"..."Tutte le varie correnti sono concordi di fare riforme nel campo religioso". Pur essendo un avvertimento chiaro, energico e realistico perchè oggettivo, perché la situazione è proprio questa a Torino- l'appello del re è ignorato con ostinazione da Pio IX.
Proprio Siccardi che a Gaeta è stato accolto con ripugnanza perchè rappresentante di un governo costituzionale, rientrato a Torino si incarica di preparare un progetto di legge per l'abolizione del Tribunale ecclesiastico e le immunità del clero; il divieto di acquistare beni o ricevere donazioni dai cittadini senza il consenso dello Stato regio, e vari altri privilegi che si erano accumulati nei vari anni, oltre una limitazione delle troppe feste religiose, voluta dai borghesi perchè riducevano la produzione e i commerci.
9 MARZO - La Camera del Parlamento di Torino approva la legge Siccardi con 150 voti contro soli 26 ! Significa che anche l'opposizione ha votato a favore del governo. Pronta la reazione prima in parlamento di alcuni prelati senatori (che s'indignano e minacciano scomuniche), più sconsiderata quella dell'Arcivescovo Fransoni che invia una lettera a tutto il clero invitando a opporsi a questa legge e a destabilizzare il governo che l'ha promossa. Cioè un attacco allo Stato e al Parlamento. Scoperta la lettera il 21, l'arcivescovo è denunciato per cospirazione. Non comparirà il 28 aprile al processo. La forza pubblica il 4 maggio procederà al suo arresto.
8 APRILE - Pur tra mille polemiche in ogni corrente politica seguite dall' indignazione di tutto il clero, anche il Senato con 51 voti contro 29 (più esigua qui la vittoria per la presenza di molti prelati senatori) approva l'abolizione dei Tribunali e le immunità ecclesiastiche.
Grande manifestazione di folla alla sera per celebrare l'evento con giubilo. Ma la manifestazione è turbata dall'intervento della Polizia che arresta molte persone. Ricordiamo che il Vicario della Polizia che guida la repressione è il Conte Cavour, padre di Camillo, che fra poco troveremo dentro il governo.
12 APRILE - Pio IX lascia il suo rifugio di Gaeta, per far ritorno nella capitale. Il giorno prima ha invitato il Nunzio apostolico di Torino ad abbandonare per protesta la regia città piemontese sede del Regno di Sardegna. E proprio in Sardegna il Vescovo di Sassari invia al suo clero una lettera simile a quella di Torino. Anche lui verrà arrestato.
30 LUGLIO - Esiliato dai territori sabaudi dopo essere stato arrestato nell'ultima ribellione genovese, ora rimasto solo, dopo la morte di Anita, Giuseppe Garibaldi si è imbarcato su un piroscafo e ha raggiunto l'America. Trova un lavoro come operaio in una fabbrica di candele di cui è proprietario Meucci, il futuro inventore del telefono.
5 AGOSTO - Caduto gravemente ammalato, muore il fratello di Santorre Santarosa uno dei ministri del Regno sabaudo che ha votato la legge Siccardi. Il suo parroco gli nega i sacramenti e l'arcivescovo gli nega la sepoltura religiosa. (abbiamo già riportato nella prima pagine i fatti che seguirono che causeranno ostilità, incomprensione e infine una profonda frattura tra i Piemontesi sabaudi e la Chiesa)
8 SETTEMBRE - Mazzini dopo il fallimento della Repubblica romana, costretto di nuovo a fuggire, prima in Francia poi in Svizzera, braccato dalle polizie europee, si è infine rifugiato a Londra. Qui ha cercato di raccogliere intorno a un Comitato democratico europeo tutti gli emigranti politici fuggiti dal continente fin dal 1848. Si tenta di ricostituire un'altra rete di cospiratori fondando un Comitato nazionale italiano assieme a Saffi, Saliceti, Sirtori. Montecchi. Escono con un manifesto programmatico che è un invito alla rivoluzione unitaria repubblicana, ritenuta inevitabile per la liberazione dell'Italia.
21 SETTEMBRE - Nel "giro di vite" della restaurazione, fallito anche il progetto costituzionale in Toscana, l'arciduca Leopoldo II richiamato al potere, ignora la carta costituzionale che aveva in precedenza concessa; scioglie la Camera, reintroduce leggi severi di polizia, di censura, torna ad esercitare il potere assoluto.
A dicembre, Leopoldo II partecipa al progetto austriaco di una lega politica che ricorda molto da vicino quella istituita dopo il Congresso di Vienna nel 1815. Cioè reprimere con tutti i mezzi qualsiasi manifestazioni dei costituzionalisti.
12 OTTOBRE - Vacante il ministero dell'Agricoltura e del Commercio, dopo la scomparsa del Santarosa, D'Azeglio è costretto a chiamare di malavoglia al governo il Conte Camillo Benso di Cavour, già deputato dal 1848. D'Azeglio del resto non ha altra scelta, la sua corrente si è indebolita ed è costretto ad appoggiarsi a questo rappresentante della destra moderata, anche se Cavour ha in mente ben altro. Intanto vuole entrare.
1 DICEMBRE - Per prevenire future rivoluzioni - visto che Mazzini incita a farle - gli stati che hanno già conosciuto in questi ultimi due anni degli attacchi destabilizzanti, costituiscono una lega politica per stroncarli sul nascere. Vi partecipano oltre l'Austria che l'ha promossa assieme al Granducato di Toscana, il Regno delle Due Sicilie, lo Stato Pontificio, i ducati di Modena, e quello di Parma.
31 DICEMBRE - Anche nel Lombardo-Veneto sostanziali modificazioni nell'amministrazione austriaca. Sono eliminate la due cariche di vicerè. Sono sostituiti in Lombardia con un luogotenente e ottanta commissari di distretto, e nel Veneto con un altro luogotenente con settantanove commissari.
Ristabilito così l'ordine politico di questa seconda restaurazione, in Italia si arresta tutto un processo di sviluppo che da un decennio era appena iniziato e con molto ritardo rispetto agli altri stati Europei.
Inizia un periodo piuttosto critico con diversi fattori negativi concomitanti. Uno è quello legato al settore agricolo - colpito da due gravissime epidemie; un parassita alla vite (crittogama - proprio l'Italia che era il più grande produttore di zolfo) e uno nei bachi da seta (pebrina)- due settori trainanti nell'intera economia di alcune regioni). Ma il più grave danno non è tanto quello procurato materialmente nelle culture (pur consistente- nell'ordine dal 40 al 50 per cento) ma è quello della perdita di fiducia negli investimenti (soprattutto le banche) sull'agricoltura, proprio nel periodo in cui iniziava l'impiego dei fertilizzanti o l'uso delle macchine con le nuove tecniche produttive. L'abbandono della campagna da parte del grande capitale e dei latifondisti, inizia a creare dei gravi problemi sociali. Infatti in questi primi anni del 1850, gli investimenti e i capitali sono dirottati verso le imprese manifatturiere e verso le grandi industrie, che possono contare -mentre stanno nascendo e moltiplicandosi- su una grande disponibilità di manodopera a bassissimo costo.
A queste calamità si aggiunsero le spese e i debiti contratti nelle guerre. Non essendoci sufficienti entrate, il prelievo fiscale subì un forte aumento, contribuendo così ulteriormente a far fallire piccoli coltivatori, molte attività artigianali e a far aumentare la disoccupazione; la successiva caduta della produzione fece poi aumentare i prezzi dei beni di primo consumo; l'infernale circolo vizioso non smise di girare, e la fame per molti divenne l'unica inseparabile compagna per molti anni.
Le regioni più penalizzate furono quelle del sud. Nel Regno delle Due Sicilie, il sistema protezionistico dei latifondisti nei prossimi dieci anni creeranno enormi danni con gravi ripercussioni nei successivi decenni in tutto il settore ortofrutticolo e ceraicolo. Il disinteresse per il sistema viario, quasi del tutto assente quello ferroviario e navale, ben presto emargineranno tutte le produzioni locali, non potendo più queste essere presenti con tempestività e competitività nei grandi mercati europei in piena modernizzazione e razionalizzazione.
Più operose e dinamiche le due regioni Piemonte e Lombardia. Sia nell'agricoltura che nell'industria, le nuove tecnologie stanno creando già in questi primi anni di metà secolo le basi del triangolo industriale del nord ovest della penisola; cioè la metallurgia in Liguria, il tessile nel Biellese, l'industria meccanica a Torino e a Milano. Le più importanti in quest'ultime sono le costruzioni ferroviarie che danno non solo impulso a tutto il settore specifico e all'indotto, ma permettono a tutti gli altri rami dell'economia di allargare i mercati in Francia e nel centro Europa; spesso disinteressandosi del mercato locale. Scelte -quelle delle esportazioni- che avranno poi gravi ripercussioni interne quando scoppieranno delle ostilità (Accadrà tre volte nel corso del lungo cammino dell'Unità d'Italia e anche nell'Italia Repubblicana)
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